Ho completato la definizione di “globalizzazione”, che ho formulato nell’anno 2000, nell’occasione di eventi alla Città del Vaticano, a La Habana, a Mosca/San Pietroburgo, a Milano e a Francoforte, aggiungendovi un richiamo all’attualità del cambiamento cui sono votate le istituzioni pubbliche, le imprese e tutti gli insiemi dell’economia e della società per non soccombere all’accentuarsi della “distruzione creatrice”, di Schumpeteriana memoria, nei termini che seguono:
"La globalizzazione, anche per effetto della dominante tecnologia informatica, può definirsi come uno straordinario sviluppo delle possibili relazioni, non soltanto economico-finanziarie, tra le diverse aree del globo, con modalità e tempi tali da far sì che ciò che avviene in un'area si ripercuota anche in tempo reale sulle altre aree, pure le più lontane, con esiti che i tradizionali modelli interpretativi dell'economia e della società non sono in grado di valutare correntemente, anche per la simultaneità tra l'azione ed il cambiamento che essa produce, in un’esaltazione della dinamica degli "insiemi" dell’economia, sempre più sollecitati al cambiamento dalla distruzione creatrice"