24 Gen

Elezioni in Grecia e futuro dell'Europa

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In vista delle elezioni di domani nella Grecia, il cui esito può rappresentare un difficile passaggio per l'Europa, viene da pensare che i futuri sviluppi possono anche riservarci sorprese se non si rafforza di molto l'Unione politica. Infatti, abbiamo una moneta comune, l'Euro, che richiede una Politica economica comune, in buona parte delegata all'Europa, peraltro con eccessivo anticipo rispetto alla realizzazione dell'Unione politica.  Ma le diversità delle situazioni nei singoli Paesi, ed i conseguenti diversi obiettivi della Politica economica, non consentono scelte comuni, ancorché assunte con la maggioranza dei consensi, perché ciò che va bene per alcuni Paesi non va bene, anzi danneggia, altri Paesi. Come tutti sappiamo, la stabilità di Paesi come la Germania, del tutto giustificabile per tale Paese, danneggia Paesi, come la Grecia e  l'Italia , che debbono puntare sullo sviluppo. A lungo andare si produce una spaccatura anche nell'opinione pubblica e prendono forza gli euroscettici. Ma, soprattutto, va tenuto presente che, in una situazione economicamente aperta come l'Unione Europea, l'eccesso di zelo nel perseguire un obiettivo qualsiasi della Politica economica (stabilità o sviluppo, ad esempio), non solo danneggia gli altri fondamentali obiettivi, come lo sviluppo, ma, a lungo andare, impedisce pure la realizzazione dell'obiettivo perseguito con zelo eccessivo. Occorre infatti mantenere un inderogabile equilibrio. Ma per raggiungerlo necessita mediare tra istanze diverse. Compito che attiene alla politica, nel senso nobile del termine, cui compete di conciliare al meglio le diverse istanze. Ma l'Unione europea è in grave ritardo nell'Unità politica e non è istituzionalmente in grado di svolgere questo ruolo. Ogni Paese membro, sia pure in misura diversa,  è restio a cedere potere all'Unione Europea e ciò rende difficile il raggiungimento di un'Unità politica,  senza la quale andranno aggravandosi gli squilibri fra Paesi e si alimenteranno atteggiamenti avversi all'Europa. A lungo andare potrebbero finire col frenare lo stesso processo integrativo delle economie, a suo tempo intrapreso dai Padri fondatori (tra i quali ricordiamo De Gasperi, Adenauer, Monnet, Schumann e Spinelli) proprio come mezzo per raggiungere l'Unione Politica, ancora tutta da realizzare. Da tempo la Germania, in primo piano, e alcuni altri Paesi sono avvantaggiati dallo stallo dell'Unità politica, ma non potrà durare così  all'infinito neppure per loro: su tutti incombono la dimensione e gli sviluppi geopolitici della globalizzazione, che nessun Paese europeo è in grado di affrontare da solo, neppure la ricca Germania, che dovrà guardare più avanti di quanto non abbia sino ad ora fatto.

 

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